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La rivoluzione digitale che ci ha travolto ha cambiato moltissimi aspetti della nostra quotinianità e soprattutto con essa, ogni individuo è stato dotato di armi potentissime quali un computer ed una connessione internet, con il risultato che mentre qualche anno fa bisognava essere un politico, una celebrità o un personaggio pubblico per godere di una certa visibilità, oggi basta essere bravi a parlare di ciò che si ama. Sempre di più la parola influencer è sulla bocca di tutti, ma infondo ognuno di noi si può considerare un influencer dato che ognuno esercita una certa influenza su amici e parenti, ma con un blog ed un account twitter le cose cambiano moltissimo. É a partire da un blog e da un account twitter che nel giro di pochi anni in ogni paese è sorta la cerchia dei cosìddetti influencer, che siano giornalisti freelance, esperti dell’IT, fashion addict o maghi della comunicazione, si sono tutti creati il loro spazio sul web a forza di tweet. C’è chi vede nel fenomeno semplicemente una versione 2.0 degli odiosi e per lo più ignoranti opinionisti della Tv, e chi crede che il fenomeno non sia assolutamente da trascurare. Qualcuno sostiene che ciò che rende così importanti gli influencer sia un bisogno degli utenti di una personalizzazione del web e di qualcuno fatto di carne e ossa, che faccia da guida agli altri navigatori della rete nel caos del web.
Il potere di esercitare influenza è sempre stato uno dei fenomeni piè studiati da esperti di marketing, politici ecc, ma mai prima di Internet, siamo stati in grado di misurarlo statisticamente; oggi c’è qualcosa da misurare, perchè le persone creano contenuti sui social media e chiamano all’azione: shares, likes, retweets sono dati che possono essere misurati e soprattutto hanno una validità statistica. Uno dei più popolari strumenti per la misurazione dell’influenza degli user online è Klout, che è stato il primo servizio di questo tipo sul mercato. A proposito di klout, ci sono una serie di fatti di cui tenere conto, come il fatto che klout non possa misurare ogni tipo di influenza e possa essere raggirato come ogni cosa sul Web. Un ottimo esempio al proposito è il caso Groupalia il cui kloutscore è salito vertiginosamente in seguito al disastroso tweet a proposito del terremoto in Emilia. Insomma in quei giorni Groupalia è stata citata centinaia di volte e la popolarità del sito è di certo aumentata, ma decisamente non in maniera positiva per l’azienda. Groupalia rappresenta un chiarissimo esempio di come l’algoritmo di klout sia per ora assolutamente inaffidabile, in quanto tende a misurare le relazioni di influenza semplicemente da un punto di vista quantitativo trascurando completamente la qualità delle interazioni. É anche vero che klout continua ad apportare piccole migliorie all’algoritmo.
Insomma potrà anche non piacere l’idea di essere valutati con un punteggio, sulla base delle nostre interazioni online, infondo la vera vita è offline, ma un fenomeno come quello di klout non andrebbe mai sottovalutato, anzi andrebbe seguito con attenzione.
Giovanna Avino web writer freelance della piattaforma di lavoro online per freelance twago
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