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L’uomo di parola,
è carne di essa, la incarna,
Verbo di nervi e sangue, indissolubile, sofferente,
ma anche di denti forti sorridente,
o di affondo di canini furente.
L’uomo di parola,
un precedente eccelso trasfigurato,
impadroniti del suo sforzo, colonna vertebrale ad arco,
impadroniti dei suoi dardi, parole, lanciate nei millenni,
palazzi di marmi, ori e dipinti
incensano ad un inganno sacrificale.
L’uomo di parola,
come la Natura, non mente;
come il Sole, non può che scaldare;
come la pioggia, non può che bagnare,
e come la terra, non può che accogliere per far rinascere,
secrezione di energie geologiche segrete.
L’uomo di parola,
umanità in rara forza compatta,
dall’anima nei muscoli non scissa,
racconta il mondo da occhi ferventi, di fiera,
da cicatrici e slarghi in pelle affioranti,
e con fiato caldo e umido, accoglie sulla terra,
da ventri materni, futuri mutamenti.
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Si possono aprire cerchi
nel tuo cuore,
e alla tua bocca,
poi,
lasciarli aggrappati come luchetti forzati.
E in quell'oltre,
dove non si sente più il fondo,
c'è questo, dunque,
a mantenere viva la mia parte furtiva:
il fuoco e la roccia.
E per aprire cerchi nel tuo cuore,
la carne.
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Chi mi ha sottratto le altre gambe
per rimanere attaccato a queste pareti?
Un insetto
è sospeso a testa in giù
nella mia testa...
E io lo invidio.
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Tutt'attorno è
scuro, scivoloso e denso.
Come sangue.
Le unghie
si ritirano dalla carne
lasciando tempo
all'abbandono.
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Ci sarebbe da scrivere di ogni cosa
Scrivere cosa di ogni
Piccola cosa
Che cade
Accade
E il tempo per incontrarsi
Con tutte queste piccole cose
Non c’è, fuggito, rifugiato,
perché io l’ho capito:
questi mondi vogliono rimanere bambini.
Natura selvaggia,
che ama e odia, selvaggia;
che piange e ride, selvaggia;
che azzanna e lecca, selvaggia,
e del mondo
una ghiandola che secerne
miele e disgusto.
Puoi intuirne il gusto?
Mani che sfumano in oggetti del desiderio
Ombre,
che si allungano verso un tempo di Frammenti.
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Spingi Amore,
il limite carnale che ci separa.
Spingilo
E gettalo.
Sangue nella testa,
stai correndo, vero?
E’ il terrore
del delitto – martella il cuore, vero?
E’ da me poi
che vorrai rifugiarti, vero?
In questa sera estiva
il profumo della mia
cucina si diffonde intorno,
creando un guscio sicuro
alla latitanza del tuo desiderio.
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C’è qualcosa che va oltre.
Il neon che segue il tempo della pioggia, che segue il tempo della musica, che segue il tempo del traffico, che segue il tempo dei miei pensieri… Questa strana armonia spalanca a qualcosa che va oltre | A qualcosa dove l’amore non ha accesso, né la guerra, né la volontà della carne | Un altrove dove l’immateriale ti si fa voragine certa di seduzione, concreta e indelebile | Da seguire ciecamente, se si avesse il coraggio di smarrirsi nella pioggia…
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